I genitori invecchiano.

I genitori ancora in vita di quelli della mia generazione (io sono di poco oltre i 50) sono tutti, o quasi, over 80. E hai voglia a girarci intorno, a dire che l’età è solo un numero, che conta lo spirito che si ha … sono incontestabilmente anziani.
Ispirato da uno splendido monologo del compianto Mattia Torre (“I figli invecchiano”, cercatelo su YouTube recitato da Valerio Mastandrea, è geniale), ma non avendo figli, ne ho scritto uno sui genitori attempati.
Prendetelo con leggerezza, è ovviamente ironico, ma penso che molti della mia generazione vi si riconosceranno.

I genitori invecchiano.

I genitori quando invecchiano tornano un po’ bambini, e per passare loro le informazioni bisogna ripeterle, dieci, cento, mille volte. Con loro devi spesso parlare forte, perché magari sentono poco, e parlare forte stanca, specie quando hai la certezza quasi matematica che comunque poi faranno di testa loro.
Per stare al loro passo devi andare piano, devi essere forzatamente lento, e così finisce che quando sei con loro ti ritrovi senza volerlo protagonista di un eterno slow motion, che alla lunga finisce per rallentarti anche quando sei per i fatti tuoi.
Devi stare appresso ai loro inevitabili malanni geriatrici, e ad un certo punto, a furia di disquisire di terapie, disturbi, interventi, ricoveri, ti sembra di non aver mai parlato d’altro. E ti ritrovi a fare conversazione con chiunque elencando nomi di farmaci con la stessa padronanza con la quale un tempo enunciavi le formazioni della tua squadra del cuore.
E poi devi occuparti di cento cose al posto loro, e visto che già hai passato i 50 questo surplus di attività da seguire ti succhia tesori di energie, proprio adesso che ti servirebbero tutte quante, essendosi già ridotte di un bel po’ rispetto a quando uscivi a fare serata pure di Martedì. Sei un runner al quale, negli ultimi 10 chilometri di una maratona, qualche stronzo ha messo addosso un giubbotto imbottito di pietre.
Che poi, a cinquant’anni lo sai che non tornerai mai a quando eri tonico e frizzante per otto giorni alla settimana, e saresti pure disposto ad accettarlo, ma vorresti almeno poter assecondare gli squilli di entusiasmo giovanile che ancora albergano in te, perché comunque non è che sei proprio decrepito. Allora succede che ogni tanto ti prepari mentalmente, dici : stasera esco, poi arriva la chiamata di emergenza perché sono finite la pastiglie nei blister, o i sacchetti dell’RSU, oppure c’è da risintonizzare il dannatissimo digitale terrestre, allora vai, sistemi, rientri, non ti sembra di aver fatto nulla di che, e invece hai appena aggiunto una pietruzza al giubbotto. Quando ti metti alla ricerca di quella voglia di fare che avevi, non la trovi più.
Al suo posto trovi un foglietto con su scritto, a penna stilografica, questo : “I genitori invecchiano, ma non solo loro. Invecchiano anche te.”