Ascoltarsi

Sono trascorsi quasi sei anni, dalla pandemia Covid. Quanto tempo.
Ripensandoci ora, devo ammettere che a me il primo lockdown non era nemmeno dispiaciuto più di tanto. Capitò in un periodo nel quale dovermene stare per forza per conto mio non era certo un desiderio, ma una condizione che anche se obbligata in fondo non mi disturbava per nulla. Avevo appena mollato il djing e avere un po’ di tempo da dedicarmi in solitudine per rimettere a fuoco gli scenari futuri mi sembrò quasi un segno del destino.
E anche nei periodi di restrizioni sociali successivi scoprii degli aspetti di me che nei 10 anni precedenti, vissuti in un vortice senza fine di impegni diurni e notturni, mi ero dimenticato, o magari non avevo avuto il tempo sufficiente di considerare.
In quei due anni (2020-2021) è come se avesse soffiato un vento fortissimo che ha spazzato via dalla mia Maxlandia molto di quello che era probabilmente era diventato superfluo (o magari lo era sempre stato) e sono rimasti in piedi solo i pilastri che avevano le fondamenta più salde.
Mi sono sempre ascoltato molto, ma in quel periodo forse l’ho fatto potendo prestare un po’ più di attenzione a quello che mi stavo dicendo.