A me andare a scuola piaceva.
Oddio, quando la mattina suonava la sveglia non è che facessi i salti di gioia, ma quelli non li ho mai fatti quando c’è da alzarsi presto.
Ho sempre percepito la scuola come un mio dovere (prima obbligatorio, poi, alle superiori, scelto), ma che non doveva essere per forza una seccatura, piuttosto un qualcosa di utile e che in fondo poteva anche essere piacevole, specie per le interazioni con i compagni di classe e di istituto.
Non sono mai stato un cosiddetto “secchione”, cioè uno dalle grandi maratone sui libri scolastici, ma ho sempre preso appunti in classe e ricordato nei momenti giusti le cose che servivano, così la mia carriera scolastica è stata tutta in discesa.
Probabilmente, anzi, sicuramente, ho avuto anche la fortuna di avere degli ottimi insegnanti. Ne ricordo alcuni davvero bravi nel riuscire a creare interesse per la loro materia, e altri molto brillanti dal punto di vista del carisma personale. Maestre e professori che avevano passione per quel che intendevano trasferire ai propri alunni, e che sapevano farsi ascoltare.
Tutte qualità indispensabili per diventare un buon insegnante, ma la più importante di tutte, secondo me, è riuscire ad inculcare il piacere di imparare.