Questa società prevede un buon numero di regole non scritte sul “come si deve vivere” che la maggioranza segue senza farsi troppe domande. Ma, ingegnandosi, si possono trovare diversi modi di aggirarle, per potersi permettere di gestirsi a modo proprio, mantenendo intatta la propria identità, e senza conseguenze negative per chi vive nei paraggi.
Così facendo ci si ritrova giocoforza a vivere in parziale controtendenza con gli abitanti del proprio microcosmo, e questo è, si, appagante, ma a volte anche un pochino logorante.
Perché a causa dei recinti mentali che questa società e le generazioni precedenti ci hanno inculcato quando ancora eravamo piccoli, succede che, anche dopo aver avuto la necessaria forza per scavalcarli, alcuni di questi recinti, ci si sente in dovere di spiegare perché non si sta seguendo la “retta via”. Perché in certi ambiti non si fa semplicemente come fanno “tutti gli altri”.
Tanto che a volte sembra di frequentare una scuola nella quale la divisa non è obbligatoria da regolamento, ma “l’han sempre indossata tutti”. Tu ti presenti ogni giorno vestito come ti pare, legittimamente, ma ti senti comunque in dovere di spiegare, pure quando nessuno te lo chiede, che ti puoi mettere addosso ciò che vuoi perché la divisa non è obbligatoria da regolamento.
Probabilmente capisci di essere finalmente una persona risolta il giorno nel quale non lo senti più, quell’assurdo dovere di spiegare.