L’ultimo giorno di scuola

L’ultimo giorno di scuola, alle Elementari e alle Medie, era davvero speciale.
Appena usciti, dopo il suono della campanella che non avresti più sentito per i tre mesi successivi, venivi avvolto da una piacevole sensazione di leggerezza, al pensiero di quel che ti aspettava.
Al pomeriggio, subito un giro in bici al parco sotto il sole ancora non troppo invadente di Giugno. E poi la prima partita estiva di pallone, pieni di entusiasmo ed inebriati dal profumo dell’erba appena tagliata, senza il pensiero di dover tornare a casa in tempo utile per fare i compiti.
Finita la partita, sudati marci e sfiniti, si tornava a casa, sapendo che quello era stata solo la prima di una lunga serie di giornate così, e si gongolava al pensiero che dal mattino successivo, per mesi, la sveglia sarebbe stata muta.
Che goduria.
Molti, parlando di questi ricordi di gioventù, sentenziano : eravamo felici e non lo sapevamo. Secondo me invece lo sapevamo, solo eravamo troppo impegnati a godercela per avere il tempo di assegnarle una definizione.
Ma quella felicità di sicuro era reale, perché io me la ricordo ancora adesso.