Dal Giugno 2011 sono uno smart worker.
In italiano sarebbe a dire “lavoratore agile”, nel senso che posso indifferentemente operare da casa, o da qualsiasi altro luogo, possibilmente provvisto di connessione internet, in caso contrario c’è sempre lo smartphone da usare come hotspot, e se proprio la Rete non è accessibile, ci sono anche delle attività che fanno parte del mio lavoro che si possono fare offline (disconnessi).
Insomma, con l’ausilio di un portatile, posso lavorare (quasi) ovunque, praticamente quando mi pare.
Ogni tanto, parlando di me, mi capita di usare l’espressione : “lavoro quando voglio” (con le virgolette). Ecco, quando dico questo, intendo semplicemente “lavoro quando voglio”, ovvero che, vista la mia condizione di freelance, mi posso permettere di decidere io quando dedicarmi alle mie attività lavorative. “Lavoro quando voglio” significa questo, anche se spesso ho la sensazione che molti lo intendano come “Faccio poco o nulla.”
Il vero senso delle parole è sempre nella mente di chi le dice, anche se a volte chi le ascolta le interpreta in tutt’altro modo.