The social badwork

In questi ultimi due giorni grosse polemiche per la parola “Natale” esclusa dalla comunicazioni ufficiali dalla UE. È circolato un documento interno con le linee guida per tali comunicazioni che conteneva l’invito a non utilizzare la parola “Natale”, da sostituire con “Festività” e che diceva addirittura che non si sarebbero dovuti usare nomi cristiani.
Innanzitutto prima di mettersi a gridare allo scandalo sarebbe meglio aspettare un paio di giorni, per vedere se magari nel frattempo esce una smentita (in questo caso non ce n’è stato bisogno, la stessa Commissione che aveva redatto il documento ha fatto marcia indietro).
E poi di fronte a certe “sparate” non sarebbe comunque meglio prendersi un po’ di tempo per analizzare a fondo la questione, senza fermarsi al titolo bomba letto di sfuggita sulla bacheca di chicchessia ?
Invece ormai basta una scintilla qualunque per accendere gli animi “social”.
Che sia una evidentissima fake news, una documento interno e quindi non ancora ufficiale (come in questo caso), una dichiarazione di un qualsiasi personaggio che abbia visibilità (basta anche una boutade di Feltri o Sgarbi, per dire) e si scatena in un amen l’uragano delle polemiche, con tanto di costruzione immediata delle due curve di ultras pro e contro, che comincino immediatamente a urlarsi contro la qualunque.
Sul mondo dei social confermo la mia (triste ma temo veritiera) sensazione : ci hanno dato a disposizione una nave da crociera, ed in molti non sanno fare altro che usare i cessi.