LEGO

Da piccolo giocavo tantissimo con i LEGO.
Prima della più sofisticata versione Technic (dove c’erano le istruzioni per il montaggio e quindi andavano seguite, per costruire l’astronave o l’autocarro o la base spaziale) erano semplicemente mattoncini di plastica colorati, di dimensioni varie, che potevano essere incastrati nei modi più svariati per costruire quel che si voleva. Con i miei amici li chiamavamo “i cubetti”.
Bisognava lavorare parecchio di fantasia, ed era un gioco bellissimo. Ore, davvero, ore per realizzare oggetti delle più molteplici forme, manufatti multicolore costruiti con grande impegno, che poi smontavamo pezzo per pezzo, rimettendo i pezzi sparsi nella loro scatola. E il giorno dopo si ricominciava.
A volte quando sono al PC e sviluppo certe idee musicali oppure scrivo mi accorgo di stare facendo più o meno la stessa cosa. Monto, smonto, modifico, rimonto, rismonto… e a volte mi scappa una sorriso, perché anche se gli strumenti sono diversi, mi sembra quasi di riassaporare quel misto di spensieratezza e gioia che provavo da bambino quando giocavo con “i cubetti”.