Facebook non è obbligatorio.

Da ieri sera le bacheche di Facebook sono tutto un proliferare di messaggi bianconeri “andiamo a Berlino !” , ”noi ci crediamo”. E via così. Direi normale, considerando che la Juve è tornata in finale di Champions League dopo 12 anni. Un tripudio di post “tifosi”. Festanti o rosicanti che siano.
E poi ci sono “gli altri”.
Quelli che del calcio non gliene importa un fico secco e scrivono le solite cose, come se la partita di ieri nemmeno fosse stata disputata.
Quelli che il calcio lo odiano, non capiscono il meccanismo del tifo e quindi non comprendono tutto ‘sto entusiasmo. Esternando la propria perplessità.
Quelli che fanno notare che ci sono cose più importanti del calcio.
Quelli che fanno notare che ci sono cose più importanti del calcio, ma solo perché c’è di mezzo la Juve, che magari se la squadra di Allegri avesse perso pubblicherebbero sfottò da ultras.
Io, da ex-tifoso quale sono non mi sento parte di nessuna di queste categorie. E infatti non ho scritto nulla ieri sera.
Mi limito a dire, oggi, che chi critica per partito preso gli stati altrui quando diventano troppi sullo stesso argomento mi ricorda tanto chi dice peste e corna di Studio Aperto ma poi lo guarda lo stesso.
Facebook è un ritrovo, la piazza del 3° millennio, dove ognuno esprime quello che sente di condividere. Ma la frequenza di frequentazione (scusate la ripetizione) potete deciderla da voi. Sapetelo.