La cultura del sospetto

L’unico comune denominatore dei governi degli ultimi anni (perlomeno di quelli che ricordo io) è il pressoché totale disinteresse di chi governava verso le problematiche della gente comune. Sarà demagogia, ma per esempio il fatto di continuare a godere impunemente dei propri privilegi da Parlamentari in questo periodo di crisi nera è indicativo di quanto a loro poco importi del mondo reale.
A volte in maniera sottile, a volte persino troppo vergognosamente sfacciata, troppo spesso la condotta di chi moralmente e razionalmente dovrebbe essere di alto livello per poter meritare di stare al governo è stata veramente indegna. In questi ultimi anni da questo punto di vista si è davvero toccato il fondo.
E credo che riguardo di tutto ciò che circonda le stanze dei bottoni in buona parte di noi, per non dire in tutti noi, si è oramai radicata la cultura del sospetto. E non poteva essere altrimenti. Come un cane che ogni volta che ha visto il padrone alzare il braccio è stato per picchiarlo è difficile sperare che prima o poi lo alzi per una carezza, anche per noi continuare a sperare che chi sta al comando inizi miracolosamente a prendere decisioni a favore dell’italiano medio è maledettamente difficile.
Le misure anticrisi sono ancora in fase di studio, e quindi per il momento non si possono trarre conclusioni, ma il sospetto che a pagare saranno i soliti noti (ovvero proprio chi con la crisi c’entra poco o nulla e che fa i salti mortali per arrivare a fine mese) è molto alto.
Mi fanno tenerezza i messaggi su Facebook o sui blog del tipo : Monti fai pagare le banche, la casta e la Chiesa, noi siamo stanchi di pagare … come se ci fosse bisogno di sottolineare che in questo momento proprio i grandi possessori di patrimoni dovrebbero dare una mano. Ma ho il vago sentore che tutto ciò non accadrà.
Spero tanto di sbagliarmi, ma si sa, a pensar male si fa peccato ma di solito ci si azzecca.